Vespri
(9 maggio 1978 - 9 maggio 2008)
È un respiro alle spalle:
incede impalpabile
lieve ma con lena
- lungo solchi interrogativi
scivola lunga la schiena
occhieggiando silente,
le mosse dei vivi.
È il riflesso in uno specchio:
l’immagine grinzosa, ingiallita,
di un fiato già vecchio
che sale dal fondo della salita
(come cigolante
da un pozzo il secchio)
ma non sfugge via tra le dita.
È il sangue sulla terra:
il gocciare tremante di uno sguardo
nei giorni della merla
di chi visse come Dio comanda
- senza piegarsi, da Medardo
porgendo i denti e il cuore franto
a chi la Nostra terra sotterra.
E noi (senza voltarci indietro)
inconsapevoli ne ricalpesteremo i passi
e rideremo rispecchiandoci nel vetro
e senza sprecare un solo sorriso
intingeremo nella terra rossa le dita
ripiegando quella smorfia sul loro viso
dalla faccia di chi ci vede come pupazzi.
E quel respiro alle spalle
e quel sangue (ancor più rosso, più vivo)
riderà con noi
e quell’immagine finalmente meno severa
ne rimarginerà le crepe secche
e sarà come vento nuovo, di primavera.
incede impalpabile
lieve ma con lena
- lungo solchi interrogativi
scivola lunga la schiena
occhieggiando silente,
le mosse dei vivi.
È il riflesso in uno specchio:
l’immagine grinzosa, ingiallita,
di un fiato già vecchio
che sale dal fondo della salita
(come cigolante
da un pozzo il secchio)
ma non sfugge via tra le dita.
È il sangue sulla terra:
il gocciare tremante di uno sguardo
nei giorni della merla
di chi visse come Dio comanda
- senza piegarsi, da Medardo
porgendo i denti e il cuore franto
a chi la Nostra terra sotterra.
E noi (senza voltarci indietro)
inconsapevoli ne ricalpesteremo i passi
e rideremo rispecchiandoci nel vetro
e senza sprecare un solo sorriso
intingeremo nella terra rossa le dita
ripiegando quella smorfia sul loro viso
dalla faccia di chi ci vede come pupazzi.
E quel respiro alle spalle
e quel sangue (ancor più rosso, più vivo)
riderà con noi
e quell’immagine finalmente meno severa
ne rimarginerà le crepe secche
e sarà come vento nuovo, di primavera.