Sunday, August 13, 2006

Ritorno alle sacre sponde.

(Milazzo, tramonto su spiaggia di ponente)

Ritorno alle sacre sponde.
(tra un annetto giocherò nell’NBA)

Bra: Salve dottore
Dottor S.: Buon giorno, si accomodi pure. Come andiamo?
B. Beh, come sempre, direi…
D.S.: Cominciamo pure allora… Oggi vorrei mi parlasse del tornare a casa, delle impressioni che le suscita…
B.: Bene. È sempre strano tornare, mi procura sensazioni confuse. Ho l’impressione di essere sballottato da una sponda all’altra dello Stretto, nell’impossibilità di realizzare qualcosa di stabile da entrambe le parti. Milazzo e chi la vive mi appare come qualcosa di estraneo, pur senza sentire come mia Bologna. La cosa che odio è la domanda – inevitabile in chi m’incontra per la via – “Che mi racconti di bello?”, oppure “Che si dice a Bologna?”. Non ne faccio a nessuno una colpa: non è facile trovare un argomento diverso, specie con chi solitamente non ha argomenti.
Innanzitutto, a differenza di molti, il fatto di vivere e studiare fuori, in Polentonia, non mi fa sentire privilegiato, né mi porta a snobbare la vita periferica di qui. Certo la qualità della didattica sotto le due Torri è apprezzabile – non così la burocrazia, uguale a quanto pare dappertutto! -, ma chi mi conosce un po’ sa che non è per quello che ho emigrato. Quello che in me è cambiato in questi due anni, mi avrebbe ugualmente cambiato altrove, anche a meno chilometri di distanza. Ma non rinnego quello scelta, per me vitale. Poi adesso, grazie al gruppo di amici con cui ho legato (Gibbo, Manu, Fabio, Meme), Bologna inizia a garbarmi…
D.S.: Ma non divaghiamo, rimaniamo “sul tornare a casa”…
Bra: Si, dunque, dov’ero rimasto… Dinanzi alla domanda “che mi racconti?”, provo sempre un certo imbarazzo. La mia vita non offre episodi ed aneddoti degni di nota e tali da intrattenere l’auditorio (com’è solito fare il caro Ivan, specie con le narrazioni a sfondo erotico da fabula milesiaca). La solita bonaccia, cosa raccontare? Poi, adesso, non posso nemmeno esternare i miei progressi in ambito universitario, visto che da qualche mese sono fermo a - 2 esami e la tesi.
Ad ogni modo, non esteriormente, qualche cambiamento in me negli ultimi mesi è avvenuto e sta avvenendo. Ma si tratta di mutamenti intimi, sottopelle, che risulterebbero banalizzati a raccontarli. Rispetto a questi progressi, il ritornare a casa rappresenta solitamente una regressione, un’involuzione che al momento non riesco a spiegare.
Poi, c’è anche il lato umoristico del tornare a casa…
D.S.: Quale?
Bra: Quando a rincontrarti è gente un po’ più attempata rispetto ai vari conoscenti incontrati nelle escursioni serali in città, l’esordio dinanzi alla mia apparizione risulta spesso comico. L’ultima volta, una signora sui 50 di passaggio da casa mia, è riuscita a dirmi “Ma ti sei fatto più alto!”.
Pensare che credevo già terminata da anni la mia fase di crescita (chissà, magari Marco c’è speranza anche per te!). Ciò significa che, tra qualche anno, sarò abbastanza alto da poter aspirare a giocare nei campionati americani di Basket: mi toccherà essere l’erede di Briant…

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1 Comments:

At 11:34 AM , Blogger Bra said...

Certo, caro enzo.... ne approfitto per ridarti il mio in bocca al lupo...

 

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