Saturday, August 19, 2006

La fenice non risorgerà.

Finalmente, sebbene non in maniera definitiva, le bombe hanno smesso di tuonare nel Libano. Sui giornali appare la notizia di un’intesa tra i partiti palestinesi di Al Fatah e Hamas. In terra Palestinese il sangue non ha mai smesso di essere sparso – vedi i 42 morti in raid israeliani nella solo prima settimana d’agosto – ma con l’attenzione rivolta al confine libanese, questo è passato – se non sotto silenzio – in secondo piano, quindi facciamo finta di nulla. Quindi questi giorni sembra tornata una relativa pace, o meglio la storia ha concesso una tregua.
A minacciare però il permanere di questo quadro quieto giungono al mio orecchio alcuni segnali d’allarme, forse non trascurabili. Da sempre si è attribuito alla Storia il ruolo tutt’altro che pleonastico di essere maestra di vita e di civiltà, di mostrare pedagogicamente il peso dei fatti del passato per dotare di consapevolezza le generazioni presenti e future. Ma forse questo è solo il risultato della propaganda autocelebrativa di stuoli di accademici. È innegabile che la Storia non insegna nulla. Molto poco, almeno.
Pochi giorni fa D’Alema ha incontrato il premier libanese. Subito una pioggia di polemiche e critiche di mondo politico e comunità ebraiche, polemiche che vedono nella visita del vice-premier italiano un pubblico atteggiamento antisemita. Questo è parecchio fastidioso. Non mi stupisce che si levino tali proteste dal mondo religioso ebraico, ma mi paiono oltremodo faziose e fuoriluogo le critiche proveniente dagli ambienti non giudaici.
Israele gode da anni di una sorta di “dorata” ed intoccabile immunità, su cui non è indifferente il peso della Storia: qualunque giudizio o punto di vista meramente politico, se non di consenso alla politica d’Israele, viene tacciato di antisemitismo. Credo sia ora di farla finita. Nessuno vuole negare l’Olocausto, nessuno può più mettere in discussione l’esistenza dello Stato d’Israele. Si volta pagina, è storia. Israele non è Sion, guardare non acriticamente la sua politica non è razzismo.
Ma restiamo alla nostra Europa, cuore dell’Occidente esportatore di civiltà e democrazia. I tifosi croati, nell’inutile quanto inguardabile amichevole di Livorno, si sono esibiti – immagino in un immane sforzo coreografico - in una gigante svastica umana, il tutto condito con saluti hitleriani. Eppure la Seconda Guerra Mondiale ha visto gli slavi, e così i croati, soffrire l’avanzata nazista. Eppure ricordo grandi campi verdi gravidi di croci bianche di vittime della non lontana guerra balcanica e così i lager serbi in terra croata e quelli croati in terra serba.

No, la Storia non insegna un bel niente (sebbene sia dura ammetterlo per un prossimo laureando in Storia).




RICORRENZE.
A proposito di Guerra Mondiale: Il 19 agosto del 1944, con l’esercito tedesco assediato a Falaise, si concludeva la campagna di Normandia (“Operazione Overlord”), momento risolutivo della Seconda Guerra Mondiale, iniziata due mesi prima sotto il comando del generale americano Eisenhower. Nel 1924, esattamente un decennio prima, un plebiscito del popolo tedesco ufficializzava assunzione da parte di Hitler delle cariche di Führer e cancelliere.

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