“… chi visse sperando morì non si può dire…”
(13/11/06) Stamani Franzo mi accoglie con in sottofondo “Gioconda” (Litfiba), una delle mie canzoni preferite qualche tempo fa. La mia mente corre ad un primo pomeriggio di una primavera di tre anni fa poco tiepida e dal cielo grigiastro: l’ultima volta che avevo sentito questo pezzo.
Ero lì, mani sul volante, l’autoradio accesa, gonfi gli occhi e il cuore.
Lei lì accanto sul sedile, da pochi istanti ormai brutalmente estranea alla mia vita, nel breve tragitto di asfalto che la separava da casa sua.
“… e spunta il prete, col dito in cielo, che mi vaneggia della fedeltà; vorrei parlare, fargli capire…”
Quegli istanti mi hanno cambiato profondamente nel mio di pensare e parlare, nel mio modo di guardare me e il mondo intorno, e soprattutto le mie ansie per il domani. Ma oggi posso forse finalmente dire di aver superato lo choc.
Labels: frammenti di vita, ricordi
4 Comments:
Forse?
Tranquilli. Il mio "forse" è stato effettivamente un eccesso di prudenza. Il fatto è che, benchè il trauma sia stato certamente interiorizzato, mi ha cambiato profondamente e in un modo che ancora oggi stento a capire nella sua totalità.
sono capitata qui confusamente a caso,per curiosità ho letto e riso: hai dei bei gusti!si vede anke nelle tue scelte scout e letterarie. ciao ciao!
sn capitata qui confusamente a caso,per curiosità ho letto e ho riso : hai dei bei gusti! ciao ciao
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