Il treno ha fischiato

Ero lì, in mezzo alla folla davanti la Stazione di Bologna, quando la sirena del treno richiamava i presenti ad osservare il minuto di silenzio in ricordo delle vittime della Strage (tutt'ora inpunita) di 27 anni fa.

Sul treno di ritorno poi ho incontrato un ragazzo fastidiosissimo, del tipo che non tace mai, anzi fa il professore parlando di tutto con una confusione e imprecisione storica da record. Fin qui tutto normale: noia ed un certo fastidio per l'impossibilità di leggere il libro che avevo scelto per il viaggio. Ma la rabbia che silenziosamente mi rode tutt'ora dentro inizia alla mattina.
Si parla (io cerco di farmi i fattacci miei, di leggere in pace, provando a sparire nel mio angolino) come mille altre volte della Sicilia, dell'Italia, della classe politica corrotta, ecc. ecc. La solita fiera del qualunquismo.
Ma ad un tratto, guardato malissimo dall'altro interlocutore (un 73enne, di Palermo, residernte a Bologna), il giovane palermitano (25 anni) ha il coraggio di sbrodolare farsi del seguente tipo: "La mafia a noi serve perché è un bene che in Sicilia non ci siano industrie... l'inquinamento lasciamo al Nord... noi qui viviamo in un ambiente pulito... non inquinato... qui non si muore di cancro come su... Mi dispiace per Borsellino e Falcone che sono morti, ma è stato un bene... a noi la mafia serve...".
Ed io? Fremevo sulla sedia, stentavo a crederci, aspettavo di sentire una sua frase che invalidasse le precedenti... Fremevo e fremevo... avevo voglia di urlare di spaccargli il naso.
Alla fine sono rimasto zittto ed ho atteso la mia stazione. Mi sono limitato a dirgli, mentre lo sentivo parlare di coscienza, Bibbia e chissà cos'altro: "L'uomo veramente onesto è colui che ha la possibilità di essere disonesto e non lo fa".
Spero di aver così riscattato (almeno in parte) il mio silenzio.