Monday, September 25, 2006

Sotto un ponte – puntata n. 3

Il trillo del citofono smorza l’attesa. Bra aspetta l’arrivo dell’ascensore carico di cinque borsoni ed uno scatolone ripieno di libri e pesante come piombo. Giù Meme sembra essersi volatilizzato (si scoprirà in seguito in cerca di parcheggio) e Bra se ne resta dinanzi al portone, in compagnia di una pila di bagagli, guardando il vuoto e a sua volta spiato dagli automobilisti spazientiti in fila al semaforo come un esercito inquietante di andrologi davanti un unico paziente. Meme si sbraccia dall’altra sponda ed inizia per Bra, carico come un mulo, una tripla traversata ad ostacoli. Tra discorsi e programmi di possibile immediato futuro i due giungono a destinazione.
Si ripete allora, non senza variazioni sul tema, la scena dell’ascensore. 1° piano. Bra si accorge con terrore del monito “Vietato usare l’ascensore come montacarichi”.
2° piano. Gli istanti scorrono lentissimi, pesanti come case. Nell’incubo di essere colto in flagranza di reato dai terribili vicini, Bra si spreme le meningi cercando di risalire ad etimologie, definizioni e differenze tra ascensore e montacarichi, pensando a come uscirne indenne.
3° piano. Bra scorge una donna con due bambini, una coppia orientale ed una donna anziana oltre la porta dell’ascensore, ode di sfuggita le domande smarrite degli astanti che si domandano la ragione di quella attesa prolungata. Fredde gocce di sudore gli solcano ormai la fronte, e quell’ultimo piano appare lontanissimo.
4°piano. In gran fretta Bra toglie il disturbo scaricando tutti i bagagli. Tira un sospiro di sollievo richiudendo le porte, mentre dal piano inferiore s’odono imprecazioni di misurata educazione. La chiave gira nella serratura e la porta si apre, lasciando intravedere il panorama post-apocalittico dell’appartamento appena ridipinto ed ancora in corso di sistemazione. Poi l’impensabile. L’ascensore gli si blocca davanti. Le sue pupille, atterrite, si soffermano su due anziani, all’apparenza due coniugi, perdendo così l’ultimo attimo disponibile per liberare il passaggio. I due restano imprigionati. Bra, con visibile imbarazzo, sublima l’impedimento, ma ormai è tardi. Lo sguardo dei due vicini di porta è di palese odio e tacitamente urlano: “Maledetto terrone”.
Bra si rifugia all’interno, tra le mura mute. All’arrivo di Meme la disavventura è già alle spalle, ora tutte le energie sono concentrate sul manuale d’istruzioni Ikea. Bra lo scruta quasi fosse una sfera di cristallo. La magia infine si compie, dopo appena tre ore di lavoro, per esclusivo merito di Meme (un duro colpo alla già labile autostima di Bra). Bra imbocca allora la strada verso quella che fino alla fine del mese sarà ancora casa sua e si perde nella notte.

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