Wednesday, October 11, 2006

Sotto un ponte – Epilogo

(04.10.2006) Quanti di noi hanno almeno nella loro vita fatto un trasloco sanno come questo possa essere una gran avventura, con tocchi di grottesco ad alto tasso folclorico quando a traslocare è un fuorisede, nella fattispecie un meridionale. Ma pur nelle varianti personali, il rituale solitamente segue uno schema consueto e ancestrale. Ma non è stato così per me, non in questo ultimo caso.
Il trasloco ha avuto luogo alle 2 circa della notte, dopo una cena leggera a base di ravioli, funghi, prosciutto cotto e panna, dopo una digestione alcolica a base di un po’ di limoncello e molto rum. In realtà non restava molto da trasportare, avendo già gradualmente sgombrato gran parte della mia roba da quella che sarebbe stata la mia camera ed ora è la singola di Andrea. Sono comunque riuscito a dimenticare l’accappatoio e la stampante.
L’ingresso notturno in casa è avvenuto non proprio silenziosamente, barcollando nel trasporto dei rimanenti scatoloni. La chiave ha azzeccato l’ingresso della serratura dopo 5 minuti buoni,vi lascio immaginare il tempo servito a dotare di lenzuola il letto (sul soppalco!).
All’alba gli operai addetti al rifacimento della facciata di fronte, mi hanno dolcemente dato il buon giorno, prima con il canto a cappella di un operaio solista che si è esibito ne “Il ragazzo della via Gluch”, forse suo cavallo di battaglia, poi, in azione corale a dargli giù di martello in un inatteso concertino hard-rock, ricordandomi così che quello era l’ultimo giorno disponibile per la consegna del mio penultimo esame.


Nelle due foto potete vedere i miei coinquilini: Meme, Karl, e Vladimir I.

Labels:

0 Comments:

Post a Comment

Subscribe to Post Comments [Atom]

<< Home