Sensazioni in affitto
Nella cultura del mondo antico, nominare, dare un nome alle cose significava possederle.
Nel giardino dell'Eden è Adamo a dare il nome ai diversi animali.
Ci sono sensazioni interiori che urlano dentro ma che non possiedo: non so dare loro un nome. Eppure chiedono di avere una definizione, quel nome che stabilirebbe con me stesso un rapporto. Ma è un'aspirazione che rimane latente, irrisolta, procrastinata.
( G. De Chirico, 1922, Il figliol prodigo )
Nel giardino dell'Eden è Adamo a dare il nome ai diversi animali.
Ci sono sensazioni interiori che urlano dentro ma che non possiedo: non so dare loro un nome. Eppure chiedono di avere una definizione, quel nome che stabilirebbe con me stesso un rapporto. Ma è un'aspirazione che rimane latente, irrisolta, procrastinata.
( G. De Chirico, 1922, Il figliol prodigo )
Labels: De Chirico, divagazioni, spleen, surrealtà
3 Comments:
Secondo me bisognerebbe inventarsi parole da utilizzare disinvoltamente in caso di bisogno, incuranti del parere o della (in)comprensione altrui...
Per identificare bene le sensazioni che abbiamo nel nostro profondo a volte ci vuole tempo, anche anni e spesso è un processo che non dipende esclusivamente dalla nostra volontà.
Per questo motivo, quando ci riusciamo, quando certe cose si metabolizzano e diventano parte di noi, ci sentiamo più leggeri, più completi e tutto risulta più chiaro...
L'illusione antica (soprattutto eleatica) di piena identificazione tra essere/pensiero e linguaggio si frantuma ogni volta di fronte ai nostri parziali vocabolari che non sanno dare parole a ciò che straripa da noi stessi. Il problema è del linguaggio, non del cuore. E a questo dobbiamo rassegnarci. A volte vorrei sapere dipingere, o suonare per dare voce a ciò che il linguaggio soffoca.
A volte io mi sento non solo inesprimibile ma, come adesso, anche illeggibile. E questo, forse, è ancora peggio. Un abbraccio.
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