Tuesday, August 29, 2006

In servizio: Piccole Orme

In questi ultimi giorni la noia è stata insopportabile. Accolgo con piacere, oserei dire con sollievo, l’avvento di questo ennesimo impegno scout della stagione. Nei prossimi giorni presterò servizio come logista alle Piccole Orme a Santo Stefano di Camastra. Mi toccherà riempire bidoni e bidoni d’acqua alla fonte (vista la penuria in zona) far la spesa in paese, cucinare, ecc. ecc. Mi auguro di divertirmi come lo scorso anno: la presenza di Giuseppe lo fa sperare. Fra i lupi e le cocci dovrebbe esserci una bimba del mio vecchio Branco, cucciola allora (come passa il tempo!): mi farà un gran piacere rivederla dopo tanto tempo. Ora corro a preparare lo zaino…

P.s. chiedo scusa ai non addetti ai lavori…

Labels:

Sunday, August 27, 2006

OFF: né punti né spunti...

Con agosto ormai agli sgoccioli è tempo di bilanci. La mia estate si è consumata leggendo di gerarchi in camicia nera e battendo la tesi, con poco tempo per altre attività (v. mare o relazioni sociali). L’unico diversivo alla mia giornata-tipo sono state, in questa mia estate, quelle simpatiche creaturine chiamate Culex pipiens, o meglio zanzare. Per essere più precisi, il diversivo era la caccia alle zanzare, ma è una sfida impari, persa già in partenza. Più ne spiaccichi, più ne vengono fuori, ancora più incazzate e numerose. Mi chiedo, e chiedo a chiunque sia un minimo più ferrato di me in campo scientifico: visto che nella natura tutta ha un suo posto, tra ecosistemi vari e catene alimentari, qual è quello delle zanzare? Non è un caso che nel giardino dell’Eden, Adamo ed Eva non soffrissero punture d’insetto, magari giusto un po’ di prurito intimo da foglia di fico. Non sarà che, a causa di quel pomo proibito, oltre al “partorirai con dolore” ci siamo beccati anche un “ti succhieranno con bruciore”?

Labels:

Saturday, August 26, 2006

In marcia...



Un saluto al popolo in marcia, che quest'anno sfilerà anche per me!

Ricorrenze: il 26 agosto del 1789 l’Assemblea nazionale francese approvava la Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino (Déclaration des droits de l’homme et du citoyen).

Thursday, August 24, 2006

Ardesia

Bologna, 16/10/04: tracce d'azzurro.

Respinge il mio sguardo sul mondo

uno stagno malfermo di nubi, bianco
nell’incerto sommovimento di animi acquitrinosi,
ne arrossisce le gote azzurre e le immortala senza nome.

Datemi un cuore nuovo, vergine,
ancora in garanzia:
metto all’asta i miei ricordi, vitrei, ormai agonizzanti,
nell’immobilità narcotica di questa tregua inerte
senza disturbare ogni mia ansia, ogni attesa.

Anela ancora il mio sguardo quel cielo,
al di là del mare, dove l’infinito non dà libertà,
solo l’eterna nebbia di un dubbio, che nega
ai miei passi e agli occhi il senso di una meta.

Datemi un cuore nuovo, intatto,
ancora con l’etichetta:
questo insiste nel suo ticchettio, anonimo,
senza alti né bassi, senza ali né rotta,
morboso e piatto
dinanzi alla vita che intorno tutto dissolve e disfa.

Labels:

Wednesday, August 23, 2006

Flegias l’archivista.

La lancetta dell’orologio ha appena superato l’ora nona, oltrepasso la soglia che mi presenta davanti agli occhi - in una luce ad ogni passo sempre più incerta - il primo girone, i gironi della scuola elementare e della biblioteca. Giungo allora dinanzi all’iscrizione «di colore oscuro» della porta: Archivio storico comunale. La soglia è libera così da fare apparire immotivato il mio timore nel varcarla. Ma la stanza dei periodici mi è repentinamente occlusa dall’apparizione del «cattivo coro delli angeli»: mi guardano colmi di sorpresa, come se da un’eternità nessuna anima viva calpestasse quei bui anfratti. Sembrano la schiera di demoni «dal ciel piovuti» fuori le mura della città di Dite.
Raggiunto il cuore della stanza, posso finalmente consultare il catalogo periodici, la mia scelta ricade su due giornali del GUF messinese degli Trenta. Alle mie spalle la schiera si è dileguata, rimane solo un vecchio guardiano, moderno Flegias, che legge avidamente la prima pagine della ‘Gazzetta del Sud’, scrutando celatamente col suo viso smunto e lungo ogni mio movimento, in una serie meccanica di ponderazioni interiori che inspiegabilmente, pur nel suo idioma infernale, mi sembra di poter comprendere: - “Ma chi ‘voli ‘stu cretinu? Non avia nenti i fari avoi? Videmu se stamatina mi possu leggiri ‘stu giurnali ‘nta paci… (Trad.: -
A cosa è dovuta la non presagita visita di codesto sciocco pusillanime? Quali inderogabili motivazioni l’avranno spinto fin qui? Mi auguro di poter nondimeno espletare le mie vitali uffici…)

In conclusione: È impresa ardua fare ricerca storica tra i bui archivi messinesi…



Ricorrenze:
Il 23 agosto del 1939 aveva luogo a Mosca l’accordo Molotov-Ribbentrop, trattato di non aggressione tra Urss e Reich. L’accordo tra i due regimi totalitari prevedeva inoltre attraverso un protocollo segreto la spartizione dell’Europa orientale.

Labels:

Tuesday, August 22, 2006

Odio gli indifferenti

Oggi voglio riportare qui un'articolo di Gramsci pubblicato l'11 febbraio 1917 sulle pagine del suo giornale:

“Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.
L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?
Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.
Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti”.

Labels:

Saturday, August 19, 2006

La fenice non risorgerà.

Finalmente, sebbene non in maniera definitiva, le bombe hanno smesso di tuonare nel Libano. Sui giornali appare la notizia di un’intesa tra i partiti palestinesi di Al Fatah e Hamas. In terra Palestinese il sangue non ha mai smesso di essere sparso – vedi i 42 morti in raid israeliani nella solo prima settimana d’agosto – ma con l’attenzione rivolta al confine libanese, questo è passato – se non sotto silenzio – in secondo piano, quindi facciamo finta di nulla. Quindi questi giorni sembra tornata una relativa pace, o meglio la storia ha concesso una tregua.
A minacciare però il permanere di questo quadro quieto giungono al mio orecchio alcuni segnali d’allarme, forse non trascurabili. Da sempre si è attribuito alla Storia il ruolo tutt’altro che pleonastico di essere maestra di vita e di civiltà, di mostrare pedagogicamente il peso dei fatti del passato per dotare di consapevolezza le generazioni presenti e future. Ma forse questo è solo il risultato della propaganda autocelebrativa di stuoli di accademici. È innegabile che la Storia non insegna nulla. Molto poco, almeno.
Pochi giorni fa D’Alema ha incontrato il premier libanese. Subito una pioggia di polemiche e critiche di mondo politico e comunità ebraiche, polemiche che vedono nella visita del vice-premier italiano un pubblico atteggiamento antisemita. Questo è parecchio fastidioso. Non mi stupisce che si levino tali proteste dal mondo religioso ebraico, ma mi paiono oltremodo faziose e fuoriluogo le critiche proveniente dagli ambienti non giudaici.
Israele gode da anni di una sorta di “dorata” ed intoccabile immunità, su cui non è indifferente il peso della Storia: qualunque giudizio o punto di vista meramente politico, se non di consenso alla politica d’Israele, viene tacciato di antisemitismo. Credo sia ora di farla finita. Nessuno vuole negare l’Olocausto, nessuno può più mettere in discussione l’esistenza dello Stato d’Israele. Si volta pagina, è storia. Israele non è Sion, guardare non acriticamente la sua politica non è razzismo.
Ma restiamo alla nostra Europa, cuore dell’Occidente esportatore di civiltà e democrazia. I tifosi croati, nell’inutile quanto inguardabile amichevole di Livorno, si sono esibiti – immagino in un immane sforzo coreografico - in una gigante svastica umana, il tutto condito con saluti hitleriani. Eppure la Seconda Guerra Mondiale ha visto gli slavi, e così i croati, soffrire l’avanzata nazista. Eppure ricordo grandi campi verdi gravidi di croci bianche di vittime della non lontana guerra balcanica e così i lager serbi in terra croata e quelli croati in terra serba.

No, la Storia non insegna un bel niente (sebbene sia dura ammetterlo per un prossimo laureando in Storia).




RICORRENZE.
A proposito di Guerra Mondiale: Il 19 agosto del 1944, con l’esercito tedesco assediato a Falaise, si concludeva la campagna di Normandia (“Operazione Overlord”), momento risolutivo della Seconda Guerra Mondiale, iniziata due mesi prima sotto il comando del generale americano Eisenhower. Nel 1924, esattamente un decennio prima, un plebiscito del popolo tedesco ufficializzava assunzione da parte di Hitler delle cariche di Führer e cancelliere.

Labels:

Wednesday, August 16, 2006

Sere d’Estate

(da “Oltre le nuvole”, X)

Attraverso il cannocchiale, l’occhio di Haris ha scorto una bellissima stella cadente filar via. Non ha più di una manciata d’istanti per esprimere un unico desiderio. Ma sarebbero tanti i desideri.
Avrebbe potuto desiderare che ciascuno potesse realizzare i propri sogni, ma questo sarebbe stato forse inutile, perché è un desiderio troppo vago, e poi non sarebbe stato possibile. Se ad esempio qualcuno desiderasse di essere il primo uomo sulla Luna, può darsi che un bambino nell’altro emisfero abbia lo stesso desiderio; oppure ad esempio un pescatore potrebbe sperare di diventare ricchissimo pescando migliaia e migliaia di tonni, ma se tutti potessero realizzare i propri sogni, allora anche i tonni avrebbero dei desideri, e magari aspirerebbero alla scomparsa di tutti i pescatori…
Poteva forse provare a chiedere la scomparsa della malattia, ma la malattia fa parte della vita.
Avrebbe potuto desiderare la pace in tutto il mondo, ma sarebbe stato come sprecare quella sua unica possibilità: come può esserci pace finché ci saranno uomini e donne, stati e nazioni, che per il loro bene fanno il male di altri?
Allora avrebbe desiderato di riuscire nel suo intento, a dimostrare che esiste vita nell’universo fuori dalla Terra. Ma non aveva bisogno di esprimere questo tipo di desiderio, ci sarebbe riuscito comunque, e poi sarebbe stato un desiderio da persona egoista, e lui non era egoista.
Forse poteva allora esprimere un desiderio per gli altri, magari per il suo vecchio amico Soki. Si, avrebbe potuto esprimere il desiderio di far realizzare il sogno di Soki, il suo sogno di volare.
Ma poi in fondo, nemmeno ci credeva. Le stelle avranno di sicuro cose più importanti a cui pensare, che prestare ascolto alle strane fantasie di qualcuno ad anni luce di distanza!
Ma in fondo poteva anche esprimerlo, questo benedetto desiderio, non ci avrebbe comunque perso nulla.

- Si, ora so qual è il mio desiderio…

Riaprì gli occhi.
Ma la stella, ormai da un pezzo, si era già spenta all’orizzonte.

Labels:

Tuesday, August 15, 2006

Cauterio

Nessuno sguardo dolce può saturarti il cuore
solo rimandarne la guarigione
sospeso nell’etica oscena di un’illusione
che cieca si trascina senza più calore
lasciandosi dietro bavosa una scia di fughe viscose
consumate a rigurgitare su una vita forse ingiusta
come una lumaca a margini della via.

(luglio 2006)

Labels:

Sunday, August 13, 2006

Ritorno alle sacre sponde.

(Milazzo, tramonto su spiaggia di ponente)

Ritorno alle sacre sponde.
(tra un annetto giocherò nell’NBA)

Bra: Salve dottore
Dottor S.: Buon giorno, si accomodi pure. Come andiamo?
B. Beh, come sempre, direi…
D.S.: Cominciamo pure allora… Oggi vorrei mi parlasse del tornare a casa, delle impressioni che le suscita…
B.: Bene. È sempre strano tornare, mi procura sensazioni confuse. Ho l’impressione di essere sballottato da una sponda all’altra dello Stretto, nell’impossibilità di realizzare qualcosa di stabile da entrambe le parti. Milazzo e chi la vive mi appare come qualcosa di estraneo, pur senza sentire come mia Bologna. La cosa che odio è la domanda – inevitabile in chi m’incontra per la via – “Che mi racconti di bello?”, oppure “Che si dice a Bologna?”. Non ne faccio a nessuno una colpa: non è facile trovare un argomento diverso, specie con chi solitamente non ha argomenti.
Innanzitutto, a differenza di molti, il fatto di vivere e studiare fuori, in Polentonia, non mi fa sentire privilegiato, né mi porta a snobbare la vita periferica di qui. Certo la qualità della didattica sotto le due Torri è apprezzabile – non così la burocrazia, uguale a quanto pare dappertutto! -, ma chi mi conosce un po’ sa che non è per quello che ho emigrato. Quello che in me è cambiato in questi due anni, mi avrebbe ugualmente cambiato altrove, anche a meno chilometri di distanza. Ma non rinnego quello scelta, per me vitale. Poi adesso, grazie al gruppo di amici con cui ho legato (Gibbo, Manu, Fabio, Meme), Bologna inizia a garbarmi…
D.S.: Ma non divaghiamo, rimaniamo “sul tornare a casa”…
Bra: Si, dunque, dov’ero rimasto… Dinanzi alla domanda “che mi racconti?”, provo sempre un certo imbarazzo. La mia vita non offre episodi ed aneddoti degni di nota e tali da intrattenere l’auditorio (com’è solito fare il caro Ivan, specie con le narrazioni a sfondo erotico da fabula milesiaca). La solita bonaccia, cosa raccontare? Poi, adesso, non posso nemmeno esternare i miei progressi in ambito universitario, visto che da qualche mese sono fermo a - 2 esami e la tesi.
Ad ogni modo, non esteriormente, qualche cambiamento in me negli ultimi mesi è avvenuto e sta avvenendo. Ma si tratta di mutamenti intimi, sottopelle, che risulterebbero banalizzati a raccontarli. Rispetto a questi progressi, il ritornare a casa rappresenta solitamente una regressione, un’involuzione che al momento non riesco a spiegare.
Poi, c’è anche il lato umoristico del tornare a casa…
D.S.: Quale?
Bra: Quando a rincontrarti è gente un po’ più attempata rispetto ai vari conoscenti incontrati nelle escursioni serali in città, l’esordio dinanzi alla mia apparizione risulta spesso comico. L’ultima volta, una signora sui 50 di passaggio da casa mia, è riuscita a dirmi “Ma ti sei fatto più alto!”.
Pensare che credevo già terminata da anni la mia fase di crescita (chissà, magari Marco c’è speranza anche per te!). Ciò significa che, tra qualche anno, sarò abbastanza alto da poter aspirare a giocare nei campionati americani di Basket: mi toccherà essere l’erede di Briant…

Labels:

Friday, August 11, 2006

La notte delle stelle

Per fortuna non tutti ieri erano col naso in su e lo sguardo perso tra le nuvole. Aspettando il rituale della veglia alle stelle di san Lorenzo, si è rischiata l’ennesima impresa del terrorismo islamico. Nonostante tutto questo, il caro Mr. Bush si compiace dei passi avanti compiuti nella “guerra
contro i fascisti islamici”. Sarà certamente colpa della mia miopia se non riesco a vedere questi passi avanti, se non magari per la sempre più avida industria della guerra. Ma se lo dice lui, bisognerà crederci.
L’involuzione avuta dall’Islam negli ultimi sessantenni perplime non poco chi ha studiato e studia il mondo arabo e non può che provocare, ancora una volta, uno sguardo fortemente critico alla politica e alla storia dell’Occidente. L’Islam è un immenso contenitore che ha iniziato a diversificarsi sin dalla morte del profeta Muhammad, e apparire perciò impossibile ogni tentativo di definire il mondo musulmano nella sua globalità. È però innegabile la grande primavera culturale e la spinta al laicismo vissuta dal mondo islamico non troppo tempo fa, prima di ricadere nell’attuale impasse di arretratezza ed eterno autocompatimento, che è poi l’immagine che costantemente emerge dai mass medie. Negli ultimi 60 anni, in particolare, si è assistito all’emergere dei vari integralismi, a discapito del modernismo islamico. Non può dunque stupire la presenza di una personalità inquietante come quella del presidente iraniano Ahmadinejad, con le sue armi di distruzione di massa in preparazione per l’arrivo, prossimo, del mahdī escatologico. Non è difficile vedere in Ahmadinejad l’ultimo parto mostruoso dell’Occidente. È certamente più problematico spiegare agli iraniani il motivo dell’accanimento internazionale contro il loro paese e il loro legittimo diritto al possesso alla bomba atomica, visto che, ad esempio, nessuna voce contraria si è levata contro l’India (alleata degli Usa nella lotta al terrorismo mediorientale).
Tutto questo sullo sfondo della crisi in Libano. Purtroppo i civili libanesi non avranno passato la notte a guardare le stelle, si saranno piuttosto accontentati di esprimere i loro desideri nei loro solidi rifugi casalinghi.
Per fortuna, al momento in Italia i pericoli maggiori sembrano essere le meduse che hanno invaso i nostri mari e - soprattutto – l’agguerrito Fronte di Liberazione dei Nani da giardino. Mio Dio, qualcuno salvi Cucciolo!

Labels:

Wednesday, August 09, 2006

C’è stato per me un momento, non troppo lontano, non abbastanza lontano da non averne nostalgia, in cui i giorni sembrava scorrere su sentieri e binari di cui credevo di conoscere il senso e la direzione. Era il tempo in cui immaginavo spesso il destino, e lo immaginavo come un filo di lana o di seta, ingarbugliato in milioni di nodi con uno o chissà quanti altri fili. Destini.
Un capo nelle nostre mani, inconsapevoli. L’altro sperso oltre la linea dell’orizzonte, oltre le nuvole del domani. Chi può dire dov’è che si trova l’altro capo del filo, dove un giorno ci si fermerà con la matassa tra le mani a guardare indietro, verso milioni di passi ormai cancellati.
Sono fermo ormai da troppo tempo.



Ascoltate!
Se accendono le stelle,
vuol dire che qualcuno ne ha bisogno?
Vuol dire che qualcuno vuole che esse siano?
Vuol dire che qualcuno chiama perle questi piccoli sputi?

E tutto trafelato,
fra le burrasche di polvere meridiana,
si precipita verso Dio,
teme d’essere in ritardo,
piange,
gli bacia la mano nodosa,
supplica
che ci sia assolutamente una stella,
giura
che non può sopportare questa tortura senza stelle!
E poi
cammina inquieto,
fingendosi calmo.
Dice ad un altro:
«Ora va meglio, è vero?
Non hai più paura?
Sì?»
Ascoltate!
Se accendono
le stelle,
vuol dire che qualcuno ne hai bisogno?
Vuol dire che è indispensabile
che ogni sera
al di sopra dei tetti
risplenda almeno una stella?


(Vladimir Majakovskij, 1914, ASCOLTATE!)

Labels: ,